Biodinamica e anima

Si possono investire risorse, tempo e passione nel lavoro agricolo? Certo, a patto di condire il tutto con una buona dose di amore per la terra e per le persone, ed adottando un metodo di coltivazione biologico e biodinamico.
Sono gli ‘ingredienti’ di cui ci parla Danila Mongardi, 40 anni, che con suo marito Gabriele Monti, 39 anni, conduce l’azienda agricola ‘Al di là del fiume’, situata nella zona antistante al Parco Regionale di Monte Sole a Marzabotto, in provincia di Bologna. Il fiume in questione è il Reno e sui declivi della riva sinistra che portano alle alture appenniniche sono situati i vigneti.
‘L’azienda si estende su 27 ettari – racconta Danila – ma ad oggi abbiamo in produzione un ettaro e mezzo di vigneto, ne abbiamo impiantato altrettanto, e quindi a breve andremo a regime con la vigna di tre ettari. Con la prima vera vendemmia di uve Albana, Sangiovese e Barbera nel 2012 abbiamo confezionato 4.000 bottiglie, con la certificazione del biologico anche se, sia in campo sia in cantina, abbiamo seguito i criteri della biodinamica. Siamo molto contenti dei risultati ottenuti, per noi è un lavoro nuovo e ci interessa far crescere con le nostre capacità i nostri vini, perciò l’essere stati accettati all’ultima edizione di Vini dei Vignaioli, la rassegna dei vini ‘naturali o etici’ tenutasi a Fornovo di Parma, ha costituito un motivo si soddisfazione.
E’ stato molto interessante confrontarci con esponenti di realtà ed associazioni di questo mondo perché ci siamo resi conto della possibilità di andare oltre il vino biologico, essendoci delle regolamentazioni, per esempio sull’uso dei solfiti, che stanno al di sotto dei limiti previsti dalla normativa. Un dibattito appassionante quello sulla definizione di vino naturale. Per quanto ci riguarda trattiamo il nostro vino usando solo lieviti autoctoni e utilizziando all’imbottigliamento due grammi per ettolitro di solforosa’.
La vigna in produzione è stata piantata sette anni fa quando si sono concretizzate le aspettative di Gabriele Monti, marito di Danila, con l’acquisto della terra su cui avevano lavorato i suoi nonni. Monti, titolare del Tacchificio omonimo con una produzione legata al mercato nazionale delle calzature, ha voluto orgogliosamente mantenere la fabbrica nel territorio di Marzabotto e l’amore per la terra lo ha portato ad investire in questo progetto che parte dalla produzione agricola per allargarsi successivamente al sociale. Danila, l’amore per le persone lo ha curato in quasi vent’anni di attività, attualmente lavora a tempo indeterminato in una cooperativa di Bologna che si occupa di disagio, di cui è vicepresidente, e che da gennaio lascerà per dedicarsi a quello che definisce al contempo un ‘progetto e un sogno’.
– Com’è nato l’interesse per la biodinamica?
‘Da un incontro – dice Daniela –. La vita è fatta di relazioni e conoscendo una persona che ci ha parlato della biodinamica e della filosofia che guida all’interazione degli esseri umani con gli organismi viventi e con la terra, abbiamo ritrovato le aspirazioni mie e di mio marito. Ci siamo sentiti completati in un discorso che parlava del nostro passato, dei nostri valori di riferimento e del nostro futuro. La consapevolezza che dobbiamo lasciare ai nostri figli la terra in condizioni migliori di quando l’abbiamo presa in prestito, ci ha commosso, avendo quattro figli’.
A guardare il quadro dipinto ad acquerello fatto da una artista amica di famiglia, una illustrazione pittorica di ciò che sarà ‘Al di là del fiume’ con le differenti zone previste, non si possono avere tanti dubbi sulla bellezza del progetto. Ma come si svilupperà oltre al vigneto?
‘Vogliamo realizzare un’azienda organica – aggiunge Danila – con una componente di agricoltura sociale. Abbiamo piantato 200 alberi da frutto antichi, ma non dimenticati, avremo una zona adibita all’orto, con colture estive e invernali, con l’idea di affidare a persone che vorranno coltivarlo una zona di orto collettivo, destinato a singoli o a famiglie. Di fianco ci sarà un parco giochi perché ci piacerebbe che i nonni potessero venire a coltivare l’orto con la possibilità di avere vicino il nipotino che gioca. Insomma una socialità ed una condivisione legata all’uso della terra.
Per l’orto prevediamo lo sviluppo di un’attività produttiva finalizzata alla vendita diretta con cassette, andando incontro ad una necessità avvertita nella vallata. C’è l’idea di piantare due ettari a grano ed acquisteremo una macina per la farina. La zona delle erbe officinali sarà finalizzata alla produzione di preparati, oli officinali e tisane. Avremo anche una attività di agriturismo basata sull’edificio ancora in costruzione, la cui ultimazione è prevista per giugno del prossimo anno. Prevediamo anche la realizzazione di un bio-lago ed una zona con casette in legno senza elettricità in una zona appartata dell’azienda, per dare la possibilità di fermarsi a vivere lì occupandosi di se stessi. Perché il sogno nel cassetto è la realizzazione di un posto dove ci si possa prendere cura del corpo, attraverso una sana alimentazione, ma anche prendersi cura dell’anima, dell’aspetto spirituale’.
Ai nostri auguri che tutto ciò possa essere realizzato Danila aggiunge concludendo: ‘Penso che al giorno d’oggi rimanere fermi ad un unico aspetto non sia vincente, conviene puntare alla connessione tra aspetti diversi, e quindi la nostra azienda agricola dovrà avere una componente di socialità, dovrà essere aperta anche verso le persone svantaggiate. Vorremmo che avesse anche una dimensione di costruzione dei saperi, di momenti di incontro anche culturali, di scambi tra le persone oltre a realizzare la diffusione di pratiche agricole innovative. Scommettiamo su attività che vadano incontro ai bisogni delle persone’.

(C) Francesco Diomede, pubblicato su Green Planet – 19 Dicembre 2013