Quarto movimento, crescendo benaugurale per arpa in anfora

Marzabotto è un posto che le cose sono sì belle e armoniose, ma con fatica e dolore. Il perché non lo sapresti dire, ma qui tutti sanno che così vanno le cose e però i custodi della terra scelgono di vederne il lato bello, di tradurre in sole quel che è stato scritto in ombra. O di vedere in una grandinata di 7 minuti, tutto l’amore che porti a quella vigna. Ci siamo presi per mano e abbiamo pianto, però abbiamo capito – ci racconta Danila sotto le querce di Monte Sole. E viene da dirle Dagamò, avanti così: at Saramat ma a fèn un bel Fricandò. Dai mo’, muoviti: sarai anche matto, ma da questo cantiere verrà fuori una bella mescolanza di agricoltura, arte e diversità, umana e non.
Il Fricandò da uve Albana è un bianco tannico e ambrato che sa di propoli, stagione fredda e latte col miele. Il Dagamò è una Barbera vinificata per quattro mesi in un’anfora di terracotta toscana con buone caratteristiche di longevità, un’elegante signora in abito da sera che sa di vino. Dureranno, noi facciamo il tifo.
La vendemmia di Danila suona come Prima della pioggia, un film di nicchia che conoscono quattro gatti molto fieri di averlo visto (Candide è uno di quelli), Leone d’Oro a Venezia nel 1994. Il tempo non aspetta perché il cerchio non è rotondo; noi, invece, lo siamo e aspettiamo la prossima annata.